Per il Mediterraneo Nathalie ha parole appassionate: “è la culla della civiltà. Il luogo che ha favorito lo spostamento di individui, la trasmissione di culture e idee, stimolando le menti e ispirando avventure e fantasticherie. È circondato da venti stati sovrani in Europa del Sud, il Levante e l'Africa del Nord, e due Stati insulari — Malta e Cipro. È una regione in cui convergono differenze culturali, religiose e linguistiche, in cui le idee viaggiano e si intrecciano. Luogo di navigatori e interpreti. La nostra lingua franca è il mare — una lingua nata tra le onde e i porti, la fusione di molte lingue. Ed io mi ci sento nel mezzo.”
Ma esiste, una cosiddetta identità mediterranea?, chiedo. Nathalie risponde che “esistono varie opinioni sull'identità mediterranea, emerse in diversi periodi della storia, per sostenere diversi programmi socio-politici. Alcuni studiosi contemporanei stanno rivedendo e riscrivendo i discorsi europei che pongono l'accento sulle tradizioni greco-romane del mondo occidentale, ma non sulle loro radici africane e asiatiche — l'Egitto e la Mesopotamia.”
Nathalie aggiunge che “scrittori e creativi hanno proposto altre prospettive al riguardo. Albert Camus ha incoraggiato una ‘Nuova Cultura Mediterranea' (La Nouvelle Culture méditerranéenne) nel suo discorso del 1937 alla Casa della Cultura — sebbene quel discorso sia stato interpretato in modi drasticamente diversi. Il poeta serbo-croato Ivan V. Lalić diceva di appartenere a una tradizione mediterranea, e nell'opera di Cesare Pavese ci troviamo l'ethos mediterraneo. Molti autori alessandrini hanno scritto di società multietcniche, multireligiose, multiculturali e multilingue che vivevano in piena armonia — benché la coesistenza non sia durata”.
Nel suo viaggio personale di “donna mediterranea, viandante e aspirante al ritorno”, Nathalie racconta: “ho cercato pensieri e riflessioni nelle opere di altre autrici mediterranee, come l'algerina Assia Djebar, la turca Lale Müldür, la croata Slavenka Drakulic, la sarda Grazia Deledda e la greca Kiki Dimoula, tra le altre”. Nella produzione letteraria di chi scrive dal Mediterraneo, Nathalie ci ritrova “una sensibilità mediterranea — una nostalgia, uno strappo, un movimenti continuo.”
Nathalie non dimentica la tragedia del mare: “il Mediterraneo è anche un anfiteatro di guerre, conflitti e morti.” E suggerisce: “una maggiore consapevolezza della sua antica storia è vitale per trattare le attuali crisi dei migranti, per combattere ogni discriminazione.”
Il che mi fa pensare a una delle poesie in Canto Mediterraneo, “Il segreto di Italo”:
Non abbiamo più bisogno / di tradurre perdita / le ginocchia che tremano sotto / uno strato d'acqua / sanno che siamo / in cammino
Il nuovo libro a cui sta lavorando Nathalie è ambientato in Sicilia e nell'Italia del Sud: “la Sicilia è un luogo in cui si intrecciano forze razziali, etniche e religiose. Il Mar Mediterraneo fa da transito a popoli dall'Africa e dal Medio Oriente, in viaggio verso le coste dell'Europa del Sud. In Sicilia avviene l'incontro tra il Cristianesimo e l'Islam, le culture europee ed orientali. Il Mediterraneo dell'era medievale e tardo medievale era multiculturale e multireligioso, con i cristiani, i musulmani e gli ebrei che interagivano a più livelli, da quello letterario a quello economico. L'Italia del Sud mi rimanda un'immagine di me stessa e mi ricorda che la convivenza è possibile.”
E da ultimo, Nathalie ci fa dono di una bellissima poesia dal libro a cui sta lavorando [traduzione mia]:
3:
Un posto ci sarà per questa solitudine
Da un luogo in cui il ricordo è un serbatoio. Da un'antica ferita. Una guerra. Da una stanza di fantasie. Dalla tenue voce del piacere. Dalla vista dei nostri corpi nudi. Dalla via che conduce agli specchi. Dagli specchi che conducono ai mormorii. Dal piacere che abbiamo disimparato, e imparato di nuovo, in seguito. Da questo ritmo che manteniamo. Da questa passione che portiamo avanti. Da questo mistero che ci dice che abbiamo perso tutto in una unica stanza, e scoperto che alla fine il nostro posto era altrove.
Un posto ci sarà per essere felici
Perché scoprire chi siamo? Perché ricordare tutto ciò che abbiamo fatto? Perché pensare a cosa ci ha cambiati? Perché pensare a cosa ci ha sfidati: cosa ci ha tenuti lontani da quel che abbiamo iniziato? Quando un cuore svuota uno sguardo. Quando un ricordo solleva un nuovo ricordo, quale delle tue voci è mia? Solo mia. Scivoliamo l'uno nell'altro come se al mondo non importasse nulla delle città da cui veniamo.
Un posto ci sarà dove si spera ancora la gente porterà una storia nuova
Quando ci sentiamo soli, la città si apre tutta per ricordarci che nessuno è solo, in nessun momento, e poi il vento fa nascere il giorno, la luce si sposta per far spazio agli amici senza nome, un santo ci dice ciò che il cuore non osava, e finiamo per scoprirlo, ogni volta che crediamo che la musica sia ricordo, le acque ci chiedono di guardarlo dritto negli occhi.
Non ci resta che aspettare questa nuova raccolta così ricca e intensa, dove Nathalie realizza così bene il suo fine artistico ultimo: “scavare nella pagina alla ricerca del piacere“.
Nathalie Handal, la trovi qui: